mercoledì 11 novembre 2009

L'ora delle tentazioni



Aspettammo che tutti fossero andati via.Era stata una serata carina,tra amici e amiche della comitiva,ma si erano fatte le tre e tra qualche ora si doveva andare a scuola;ci sembrava brutto pero’ lasciare Livia da sola a pulire e resettare la casa così le proponemmo il nostro aiuto e in pochi minuti tutto sarebbe stato in ordine,cosicché sarebbe potuta andare a letto anche lei il piu’ presto possibile;si sedette a tavola,dove gli avanzi delle pizze e delle bibite la facevano da padrone.
“Grazie ragazzi!Accetto volentieri il vostro aiuto”-era stanca e assonnata-“però un minuto fatemi sedere tranquilla per rilassarmi”.
Cominciammo a sparecchiare noi,lasciandola riposare;c’erano carte a terra così mi abbassai per raccoglierle;m’infilai sin sotto il tavolo dove fazzoletti e condimenti s’erano nascosti bene;alzai gli occhi e vidi davanti a me ,involontariamente,le chiare cosce di Livia e i suoi piedi,curati e vestiti di elegantissime scarpe con tacchi a spillo nere,mentre la minigonna panna, si vedeva a stento.
Forse furono i bicchieri in piu’,insieme alla follia ormonale che mi provocò quella visuale,che decisi di sfiorarle leggermente le gambe,quasi come non lo avessi fatto apposta,per osservare la sua reazione.
Lei non si spostò.
Stavo sudando e tremavo dalla voglia e nel contempo dalla paura di combinare un guaio.
Avvicinai la bocca ai suoi piedi e con dolcezza cominciai a baciarli e carezzarli;lei inizio’ a dimenarsi con garbo e malizia;le aprii leggermente le cosce e con le mani ,toccandole l’interno,cercai di farla sciogliere;adesso la mia lingua si muoveva verso il ginocchio e i miei amici non vedendomi uscire da sotto il tavolo,si abbassarono a guardare;videro tutto ,ma lei non si tiro’ indietro;le si misero accanto ,aspettando la sua reazione,ma era in estasi,in quegli attimi in cui la razionalità va a farsi sfottere;G. fu il primo;si abbassò la cerniera e usci’ fuori il pene appoggiandoglielo sulle labbra e lei pian piano comincio’ a infilarlo dentro;M. le palpava i seni ,mentre io leccavo con frenesia la sua figa;la prendemmo per le braccia e le gambe adagiandola sul divano di pelle nera del salone;togliendo la gonna,rimase un perizoma bianco in pizzo,mentre sopra completamente nuda,faceva da banchetto alle nostre bocche ,sui seni,sull’ombelico,su tutta la pelle;adesso,alternandoci,approfittavamo delle sue calde labbra,che assaggiavano ingorde cio’ che le si proponeva.
Dopo un po’ lei si fermo’,convinta che quella pazzia fosse finita lì.
Ma ormai,doveva essere nostra;la girammo a viso in giu’ ,sul divano;lei capi’ che a noi non era bastato e cerco’ di divincolarsi,ma era debole,stanca e anche brilla quindi non fu accompagnata dalle sue forze.
Sfilammo il perizoma mentre i suoi tentativi di liberarsi ci eccitavano sempre piu’.
Fu nostra,tutta nostra,ogni suo centimetro lo possedemmo e lei cedette al sesso cominciando a godere e ansimare;il suo corpo si muoveva in simbiosi con noi;la sedetti su di me;io sotto,G. sopra e M. in bocca e fu un esplosione di sensi e godimento per noi quattro.

L’alba si affacciava e dalla finestra la luce comincio’ a riflettere sui nostri corpi;aprii gli occhi e vidi che ci eravamo addormentati in quattro sul divano,nudi e liberi;la osservai nella sua totale bellezza;quella notte aveva donato a noi sensazioni forti e per lei un ottimo modo di concludere la festa,sentendo che ogni sua inibizione,per una volta era volata via,lasciando spazio alla lussuria,al sesso,alla sua voglia di godere.

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