sabato 14 novembre 2009

Non sono democratico


Voghera - Massima Sicurezza - 1983
“Le divise informi di stoffa ruvida con stampigliato sulla schiena "Trani - 1944" (ma eravamo belle lo stesso, bastardi, Dio se eravamo belle). E quando mettevano brutta musica a tutto volume sparata dagli altoparlanti in tutti i corridoi per impedirci di comunicare tra noi, noi cantavamo più forte, fino a gonfiare le vene del collo. E quando, al momento dell'arrivo, ci mettevano nude in fila e ci facevano fare sei flessioni e poi ci cacciavano a forza sotto le docce calde, per vedere se la vagina, rilassata dal calore, lasciava cadere esplosivi, messaggi cifrati, documenti politici, lettere d'amore clandestine, cacciavamo le lacrime in gola e cercavamo i nostri sguardi più sprezzanti e, perfino, qualche scintillio di ironia. E quando, rivestite delle divise naziste, e calze color militare che scendevano al polpaccio ad ogni passo e scarpe di cartone, incalzate dal fiato sul collo dello sbirro che dava il ritmo dell'apertura dell'infinita teoria dei cancelli blindati ripetendo "muoviti puttana". Sì, anche allora eravamo belle, bastardi, Dio se eravamo belle.”


Sembrano parole datate secoli e invece fanno parte del diario minimo da un altro tempo di Susanna Ronconi, Fece parte, assieme a Roberto Ognibene, Fabrizio Pelli, Giorgio Semeria, Martino Serafini, del commando delle Brigate Rosse autore dell'assalto avvenuto nella sede del MSI di Padova del 17 giugno 1974; il commando assassinò due persone, Graziano Giralucci e Giusepp Mazzola. A sparare materialmente fu Pelli, l'unico "autorizzato" dalle BR, mentre Susanna Ronconi ebbe funzione di palo e raccolse i documenti sottratti dala sede MSI nella borsa che portava con sé. Fu il primo omicidio, sebbene non premeditato, commesso dalle Brigate Rosse.
Pelli morì in carcere prima della sentenza, Ognibene fu condannato a 18 anni di reclusione, Ronconi, Semeria a 12 anni di reclusione, Serafini a sette anni e sei mesi.
Da queste parole si denota la funzione delle carceri in Italia che ,dovrebbero avere scopo di rieducazione e reinserimento,ma che in effetti puniscono oltre misura determinate categorie “deboli”.
Ricordiamo come ultimo il pestaggio di Stefano Cucchi,colpevole secondo Giovanardi di essere anoressico e tossico-dipendente,giustificando cosi’ il pestaggio da parte della polizia giudiziaria e la complicita’ remissiva dei medici.
Ma poco tempo fa era morto tra le mura di un carcere, dov’era finito perché possedeva due piantine di marijuana per uso personale, Aldo Bianzino, cinquantaquattrenne di Pietralunga, nel nord dell’Umbria, morto in una cella del carcere di Capanne, a Perugia, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre scorsi. Nessuna traccia apparente di violenza sul suo corpo, ma «lesioni compatibili con l’omicidio» dice l’autopsia, che rivela quattro emorragie cerebrali, traumi al fegato e due costole rotte. Sembrano i segni di un pestaggio.
Ancora il suicidio”voluto” della compagna Maria e decine di casi che vengono volutamente insabbiati di violenze varie tra le mura delle carceri.
Parliamo di societa’ civile,si raccolgono fondi per tutti i tipi di associazioni benefiche ma non si indaga dove si dovrebbe,ovvero dove ancora i modi fascisti la fanno da padrone (non escludiamo gli omicidi che ultimamente si sono susseguiti perpetrati da uomini in divisa contro cittadini inermi (tifosi di calcio,manifestanti,etc.).
Se questa è la democrazia tanto cercata e per cui tanto si è lottato..permettetemi di dire che non sono democratico.

2 commenti:

  1. Ma vaffanculo a te a alla ronconi e alle brigate rosse del mio culo, che se li avessero ammazzati tutti i ncarcere o fuori sarebbe stato meglio, non come quei poveracci uccisi per eroina o marjuana, che accostamento insensato....

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    1. Appartenere ad una ideologia criminale sicuramente non è democratico.Se poi l'ideologia è fatta di citazioni sputate adosso agli altri, si diventa la quintessenza dell'inutilità.

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