lunedì 2 novembre 2009

Pasolini:la voce scomoda


Nell'anniversario della sua morte,torna attualissimo il discorso inerente gli omicidi di stato e quelli fatti passare in sordina per coprire il protetto di turno:da chi viene picchiato a morte in carcere,alla compagna Maria,lasciata in isolamento pur conoscendo le sue condizioni psico-fisiche e poi "suicidatosi (???)"pochi giorni prima dell'inizio della sua collaborazione con la giustizia;ai pestaggi di omosessuali con la conseguente non approvazione della legge per la penalizzazione dell'omofobia,ci si rende conto di come in Italia ,storicamente e ciclicamente si ripetano le stesse ,insulse e sconvolgenti situazioni;di seguito pubblico la storia dell'omicidio Pasolini tratta dalla fonte wikipedia e poi il testo della sua stupenda poesia "alla mia nazione",per non dimenticare...


Nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975 Pasolini venne ucciso in maniera brutale: battuto a colpi di bastone e travolto con la sua auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma.

Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo.

L'omicidio fu attribuito ad un "ragazzo di vita", Pino Pelosi di Guidonia, nei pressi di Tivoli, di soli diciassette anni, che prontamente si dichiarò unico colpevole.

Secondo la propria versione, egli avrebbe incontrato Pasolini presso la Stazione Termini, il quale lo avrebbe invitato a salire sulla sua vettura, un'Alfa Romeo Giulia GT, per fare un giro insieme. Dopo una cena offerta dallo scrittore, in una trattoria nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si sarebbero diretti alla periferia di Ostia. Stando alla dichiarazione del giovane, la tragedia sarebbe scaturita per delle presunte pretese di carattere sessuale di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, sfociando in un alterco che sarebbe degenerato fuori dalla vettura. Lo scrittore avrebbe quindi minacciato Pelosi con un bastone del quale il giovane si sarebbe poi impadronito per percuotere Pasolini.

La versione fu riportata dal telegiornale RAI il giorno dopo il delitto, violando le norme sul segreto istruttorio e venendo meno al carattere consueto di asetticità su temi sconvenienti all'allora etichetta televisiva.

La tesi difensiva presentava evidenti falle: il bastone di legno marcio non sarebbe potuto risultare arma contundente; la corporatura esile di Pelosi non avrebbe potuto aver ragione su Pasolini, esperto di arti marziali, a meno di riportare ferite ed ecchimosi che di fatto erano assenti.

Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio in concorso con ignoti e nel dicembre del 1976, con sentenza della Corte d'Appello, venne confermata la condanna.

Pelosi ha mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza fino al maggio 2005, quando, a sorpresa, nel corso di un'intervista televisiva[17], affermando di non essere stato l'autore del delitto di Pier Paolo Pasolini, ha dichiarato che l'omicidio sarebbe stato commesso da altre tre persone. Non ha detto i nomi di questi presunti assassini, asserendo solo che essi avevano un accento siciliano. Ha aggiunto inoltre di aver celato questa sua verità per timore di mettere a rischio l'incolumità della propria famiglia.

Le circostanze della morte di Pasolini non sono ad oggi ancora state chiarite. Contraddizioni nelle deposizioni rese dall'omicida, un "chiacchierato" intervento dei servizi segreti durante le indagini e alcuni passaggi a vuoto o poco coerenti riscontrati negli atti processuali, sono fattori che – come hanno ripetutamente sottolineato negli anni seguenti gli amici più intimi di Pasolini (particolarmente Laura Betti) – lasciano aperte le porte a più di un dubbio.

A prescindere dai fatti e dalle reali responsabilità che hanno condotto alla sua morte, la fine di Pasolini sembra essere emblematica, al punto che alcuni hanno paragonato la sua morte a quella di Caravaggio:

« Secondo me c'è una forte affinità fra la fine di Pasolini e la fine di Caravaggio, perché in tutt'e due mi sembra che questa fine sia stata inventata, sceneggiata, diretta e interpretata da loro stessi. »
(Federico Zeri[18])
Il parco ed il monumento a Pasolini ad OstiaPer lungo tempo l'opinione pubblica venne tenuta all'oscuro sugli sviluppi delle indagini e del processo, restando del parere di un delitto scaturito in "circostanze sordide". Due settimane dopo il delitto apparve un articolo della giornalista fiorentina Oriana Fallaci, dove si ipotizzava una premeditazione ed un concorso di ignoti ma nel frattempo i due protagonisti erano spariti dalla cronaca. Dieci anni dopo, i mezzi di informazione iniziarono a sostenere l'ipotesi della Fallaci, dipingendo il Pelosi come "ragazzo di vita", abitudinario della Stazione Termini, rilevato da Pasolini come esca per un'eventuale azione punitiva sui quali mandanti si immaginano avversari politici o malavitosi, ai quali lo scrittore avrebbe fatto dello sgarbo per dei tentativi altruistici di portare dei giovani fuori dalla strada.

Il film di Marco Tullio Giordana esce nel ventennale del delitto. Nella storia dove viene riportato l'iter dell'inchiesta che demolisce definitivamente la versione difensiva del Pelosi. Emergono testimonianze ad indicare un'estraneità del giovane dall'ambiente della prostituzione maschile.

A trent'anni dalla morte, assieme alla ritrattazione del Pelosi emerge la testimonianza di Sergio Citti, amico e collega di Pasolini, su una sparizione di copie dell'ultimo film Salò e su un eventuale incontro con dei malavitosi per trattare la restituzione. Sergio Citti morirà alcune settimane dopo.

La tomba di Pier Paolo Pasolini, a CasarsaUn'ipotesi molto più inquietante lo collega invece alla "lotta di potere" che prendeva forma in quegli anni nel settore petrolchimico, tra Eni e Montedison, tra Enrico Mattei e Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si interessò al ruolo svolto da Cefis nella storia e nella politica italiana: facendone uno dei due personaggi "a chiave", assieme a Mattei, di Petrolio, il romanzo-inchiesta (uscito postumo nel 1992) al quale stava lavorando poco prima della morte. Pasolini ipotizzò, basandosi su varie fonti, che Cefis alias Troya (l'alias romanzesco di Petrolio) avesse avuto un qualche ruolo nello stragismo italiano legato al petrolio e alle trame internazionali. Secondo autori recenti e secondo alcune ipotesi giudiziarie suffragate da vari elementi, fu proprio per questa indagine che Pasolini fu ucciso[19]: cfr. per esempio il volume di Gianni D'Elia, Il petrolio delle stragi, Effigie, Milano 2006. Pasolini riposa nel cimitero di Casarsa della Delizia (Pordenone):la sua tomba si trova appena dopo l'entrata,sulla sinistra.


Alla mia nazione

Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

3 commenti:

  1. Ciò che mi interessa della forza di Pasolini è la denuncia del potere occulto dello Stato.
    176-671

    RispondiElimina
  2. Auguri di cuore papa'. :)
    La barba l'abbiamo tagliata eh... :)
    Torno domani per commentare il post, ora ha la precedenza Giacomo o Santiago fai tu :)
    Un abbraccio a tutta la tua bella famiglia.

    RispondiElimina
  3. Grazie per aver ricordato l'anniversario della morte di Pasolini.
    In un momento in cui abbiamo perso memoria di tutto.
    Grazie
    Ila
    mujeres libres blog

    RispondiElimina