domenica 27 settembre 2009

Bolero (L'ultimo dono).


La gola mi bruciava,mentre l'ennesimo sorso di uno scadente scotch whisky ,si faceva spazio verso il mio stomaco;Juan Belmonte mi fissava dalla parete,mentre l'ossessionante e affascinante ritmo del Bolero,moderato,uniforme,crescente,si era impossessato di ogni mia azione,coprendo le sua urla con l'aggiunta di sempre piu' strumenti ,nelle sue famose diciannove ripetizioni.
Un vestitino nero aderente,giarrettiera e tacchi a spillo Guess,neri,confezionavano un corpo da possedere,da avere,da dominare,selezionato da me ,con la stessa tecnica della tauromachia,come quei tori che durante la corrida,si presentavano così forti e che pian piano,si arrendevano all'ingegno del matador,trafitti inizialmente dalla pica,poi le banderillas e infine il colpo di grazia,con la spada,tra le prime due vertebre cervicali.
Lei così adesso a me appariva,forte,ma sempre piu' im mio possesso;la sua pelle aveva un sapore acido ed eccitante,mentre vederla lì,canina,costretta,urlante,in una stanza tappezzata da ampi ritagli di polistirolo,per insonorizzarla,dipinti di rosso, a ricreare l'ambiente quasi da arena,mi eccitava sempre piu'.
Il Bolero imperseverava e il sesso ,in quella stanza,si stava materializzando nell'aria.
Non la volevo scopare,ma annullare,mentre la pica si era infilzata nella carne rosea e sexy della sua coscia sinistra.
Strazio e orgasmo,il suo dolore,il mio godere.
Le giravo attorno per domarla e studiarla;
l'altra coscia fu penetrata dalla prima banderillas.
Il toro e il torero,la dura lotta tra l'animale istintivo e l'animale creativo;la seconda banderillas nel costato.
Cadde.
Guardai il pubblico che mi acclamava.
La terza nel gluteo destro;la mente;applausi,urla e l'attesa.
Mi avvicinai con la spada per graziarla,ma la sorte volle,che la prima stoccata fosse fermata da un osso del cranio;mira sbagliata.
Avevo letto in "morte nel pomeriggio" di Hemingway,che in gergo,questo errore veniva chiamato Pinchazo.
Agonizzante,dello stesso colore delle mie pareti,occhi supplichevoli di morte:dovevo mirare bene;
(applausi).
riuscii a inserire la spada tra le due vertebre cervicali,affondo.
Abbattuta.
Il pubblico attendeva l'ultimo dono:estrassi lo spadino,mozzai l'orecchio destro e lo lanciai a loro;un successo,mentre Ravel terminava la sua folle rincorsa e Belmonte mi fissava entusiasta,ero riuscito a eliminare la piu' selvaggia tra le bestie da me selezionata.
Ma lo spettacolo deve continuare.

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