venerdì 23 ottobre 2009

Il sogno di un nuovo movimento femminista


Le tv piene di ragazze che hanno come obiettivo arrivare a diciotto anni per “rifarsi”;laperdita di valori dell’universo femminile si rispecchia nelle storie di gente come Noemi Letizia,Mara Carfagna,veline e velette varie,classiche oche senza cervello ma che hanno capito che la loro forza sta tra le gambe.
Come vorrei rivedere i movimenti femministi degli anni settanta,o incontrare le donne di allora per sapere cosa ne pensano,intervistarle sulle loro “ereditiere”e sapere quale errore la societa’ ha fatto per disintegrare i valori della loro lotta.
Dove sono Carla Lonzi,Carla Accardi e Elvira Canotti,che fine ha fatto il manifesto della rivolta femminile del 1970?
La donna si ricorda di essere tale l’otto marzo,ma solo per andare a vedere i culi di spogliarellisti di turno,o appendere la mimosa sul cruscotto della macchina.Tra le altre cose per cui lottare oggi,da poco ho letto un articolo agghiacciante ,che dovrebbe far rivoltare tutto il mondo contro la societa’ camerunese…Cosa?Vi riporto di seguito la notizia apparsa sull’unione degli atei edegli agnostici razionalisti e vi chiedo di meditare:

Camerun:la tortura del seno piatto


I seni sono un dono di Dio». Sui manifesti, alla televisione, alla radio, la perentoria affermazione passa e ripassa, ribadisce, inculca; con l’affanno delle verità che evidentemente non sono così ovvie come dovrebbero. Il Camerun è il Paese dove «si stirano i seni», dove, per antichi e nuovi pregiudizi, migliaia di adolescenti sono sottoposte a un’atroce tortura. Nei villaggi della provincia di Littoral da sempre le prime a svergliarsi sono le bambine e le ragazze che all’alba vanno ad attingere l’acqua, riempiono le catinelle e i sacchi di plastica e poi si aiutano a vicenda a metterli in bilico sulla testa. Chiacchierando tornano al villaggio e lo risvegliano con le risa e il rumore delle bacinelle. Fin da questo impegno mattutino sono vestite di tutto punto, con la la lunga veste di cotone che copre tutto il corpo e si annodano stretta sul petto, per schiacciare i primi turgoni. Perché hanno paura. Amélie adesso ha 24 anni, non va più con le compagne al fiume: «Ne avevo tredici quando mia madre si è accorta che cominciavano a ingrossarsi i seni.
Mi ha detto: questo non va bene, adesso gli uomini cominceranno a guardarti perché sanno che sei una donna. Allora faremo come ha fatto mia madre con me, come tutte abbiamo imparato a fare». Ogni mattina e ogni sera con una pietra arroventa al fuoco ha cominciato a passare e ripassare il suo petto, indifferente alle sue urla di dolore, «per cancellare il nocciolo all’interno e farlo scomparire». E’ andata avanti così per cinque terribili mesi, prima che il petto diventasse piatto e vuoto. La madre era felice. Soltanto dopo tre anni il seno è ricomparso. In questa provincia, secondo un’indagine dell’Agenzia tedesca di cooperazione (GTZ), il 53 per cento delle ragazze subisce questo trattamento atroce. Ma il Paese delle donne dal petto piatto è grande, non c’è città o dipartimento che sfugga. Ariane abita nella capitale, nel quartiere Tsinga. Qui le superstizioni del villaggio, i vecchi riti sembrano lontani, il petrolio ha portato un po’ di ricchezza e con questa abitudini nuove, forse persino un po’ di quello che l’ingenuità positivista chiamava progresso. «Avevo undici anni quando mia madre ha cominciato a stirarmi i seni che per lei erano troppo grossi, usava una spatola di legno scaldata al fuoco. Mi faceva male in modo atroce, io gridavo mamma, mi fai male, no, no! Per sfuggirle cercare di restare il più possibile fuori casa, tornavo solo di notte, sono diventata sbandata e ribelle». Ironia crudele: Ariane, che la madre voleva sottrarre agli appetiti degli uomini, è rimasta incinta già un anno dopo, violentata dal figlio di una vicina da cui aveva cercato rifugio per non soffrire. Per nascondere la femminilità precoce delle adolescenti tutto va bene: pestelli dei mortai, pietre, spatole, la buccia delle banane, la scorza di un frutto della foresta, tutto arroventato con cura. Una tradizione vuole che sia il fratello più piccolo o uno dei cugini della vittima a usarli, affinché il trattamento sia più efficace. Alle ragazze, soprattutto nel Nord dove molti sono i musulmani, viene imposta anche una cintura per schiacciare il petto; una striscia di gomma spesso ricavata dalla camera d’aria di un vecchio pneumatico che le avvolge e le stringe. Gli uomini i mariti i fratelli sanno ma non dicono nulla: sono cose di donne, spetta alle madri occuparsi delle figlie. Alcune madri temono che una pubertà prematura possa bloccare o rallentate la crescita: a causa del modificarsi dell’alimentazione e delle abitudini, lo sviluppo è oggi precoce, e molte ne hanno paura.
Altre vogliono «proteggere le figlie dagli uomini», un corpo adulto può far anticipare il matrimonio o, peggio, metterle a rischio di violenze. Il Camerun, come molti Paesi africani, è cambiato troppo in fretta e nel caos, gli antichi vincoli sociali si sono sfilacciati, non difendono più. Ormai una ragazza su cinque resta incinta e per metà di loro è la conseguenza del primo rapporto sessuale. Di questa pratica che si avvicina a quella dell’escissione restano segni indelebili: traumi psicologici che rendono difficile la sessualità, e poi cisti, cicatrici, seni senza più consistenza o enormi, casi di cancro. Perché, spiegano i medici, «cancellandola la ghiandola mammaria si modifica il nocciolo della cellula».

3 commenti:

  1. Sconcertante... non conoscevo queste usanze...terribili torture per paura.

    Anche il mio ultimo post tratta di donne e veline, ma dal punto di vista di vedere il marcio che c'è nelle case, prima che in tv.

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  2. ..Orrore, si rimane senza parole davanti all'orrore dell'ignoranza, davanti a credenze ancora vive, nel cervello delle donne e degli uomini del Camerun, addestrati, come in altre nazioni, alla paura.
    Perché ti domandi che fine hanno fatto le femministe anni 70 in Italia? Dovresti conoscere anche tu, come la paura nel benestante occidentale, sia nelle donne, che negli uomini, sia stata acutizzata da molti eventi manipolatori esterni...finalizzati a non permettere la "liberazione" del cervello della gente. Essere consapevoli e agire per il meglio di se stessi e degli altri, si può, prevede conoscenza, informazione reale, studio, pazienza,impegno...Tutte cose che molta gente non "ha tempo" di perseguire più, quel poco tempo che ha lo dedica a farsi rincitrullire dai media.
    Grazie delle informazioni.

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  3. Delle femministe degli anni '70 non è rimasto nulla secondo me. Gli ideali e gli obiettivi di partenza confusi dal cambiamento veloce della società. Quello che hanno recepito la maggior parte delle donne non ha nulla da spartire con quegli ideali. Hanno pensato che emanciparsi volesse dire perseguire un modello maschile, quello peggiore e che non sempre corrisponde al potere che sta in mezzo alle gambe ma non per questo migliore.Le donne del Camerun e tutte le altre in molti angoli della terra, ma anche nella nostra città e nel nostro stesso palazzo dovranno avere pazienza perchè questo rincoglionimento durerà ancora a lungo mi sa.((

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